Ho conosciuto i neri per caso al teatro filarmonico di Verona nel 2008 durante le registrazioni del concerto di natale per rai 2 . I miei coristi, intimiditi ma affascinati dalla mastodontica macchina dello spettacolo messa in moto per l’occasione, accompagnavano con l’orchestra dell’ente lirico di Verona i diversi interpreti di spicco (Mingardi, D. Warwick, I. Grandi, Tatangelo, Ricciarelli).
Dirigeva (?) il maestro Serio e presentava Mara Venier. A differenza degli altri artisti, supportati da tecnici, agenti, basi ad hoc e addirittura da voci-controfigura, i neri per caso provarono e si esibirono con qualche difficoltà di intonazione e di sincronia per problemi di messa a punto dell’amplificazione; difficoltà che loro ammisero senza imbarazzo e che me li resero subito simpatici. “ I tempi televisivi male si adattano alla esibizione di un coro” scriveva sul n° 99 di Musica Insieme il maestro d’Alpaos …. non c’è tempo di riscaldarsi, di intonare, di regolare le dinamiche. E male si trovano anche i NPC quando sono stretti dai tempi dettati dalla regia. Come ogni altro coro, anche loro non sono in grado di esprimersi appieno in 3 minuti lordi (comprese disposizione, intonazione e prova microfoni) di esibizione.
Da quell’incontro i miei coristi, capitanati dal presidente Fiorio, hanno coltivato i rapporti con i non più ragazzi di Salerno fino ad organizzare un concerto insieme, a casa di Chorus, Caldiero, la sera del 27 agosto 2011.
La loro esibizione è stata sorprendente, sia per il “solito” pubblico che per gli addetti ai lavori . Sono molto più coro di quel che sembrano e sono molto più bravi di quanto filtra dalle riprese tv, funestate da tempi ristretti, tarature approssimative ed esigenze scenografiche.
Nei concerti dal vivo i npc preparano il programma con cura mentre il loro ingegnere del suono dispone e tara microfoni e casse spia. In un’ora e mezza di canto a cappella hanno totalmente conquistato il pubblico (1500 persone) sfoggiando tecnica vocale, vena interpretativa e presenza scenica senza mai cadere nell’autocelebrazione; sembra, anzi, che non si vogliano mai prendere veramente sul serio. Hanno dedicato una decina di minuti alla descrizione dei loro ruoli ed alla spiegazione della loro tecnica vocale creando un interessante momento didattico. A fine concerto erano con noi e con chi voleva conoscerli, capire la loro musica o solo avere un autografo.
Ciro, Diego, Massimo, Mario, Mimì e Gonzalo formano un gruppo di frontiera tra coro e solista pop, tra musica leggera e colta, tra professionismo e dilettantismo (svolgono altri mestieri, c’è un giornalista, un ristoratore…) Sono al confine della galassia corale, in bilico tra musica vocale e strumentale, tra suono naturale e trattato, tra impegno e divertimento puro, tra aderenza alla partitura ed improvvisazione. Sono un po’ pop star e un po’ no: hanno vinto san Remo e svariati dischi di platino; nel 2010 il loro cd è stato votato come miglior produzione pop a cappella d’Europa; ogni “nero” dirige un coro suo e Ciro tiene corsi di vocalità e di arrangiamenti pop jazz.
Il concerto probabilmente si ripeterà e sarebbe bello trovarci qualche direttore di coro
Eppure qualcosa da imparare c’era. Credo anche che tutto l’ambiente corale potrebbe trarre spunti dalle espressioni musicali leggere, se ben fatte. Come direttori di coro siamo operatori nello spettacolo siamo a volte troppo selettivi e non tentiamo nemmeno di comprendereDisse un cardinale sul finire della prima repubblica: turatevi il naso ma votate dc. Mi approprio dell’espressione per suggerire: turatevi il naso ma sforzatevi di assistere a qualche concerto pop o leggero per vedere cosa fa il pubblico e come si organizzano le manifestazioni ….. Turatevi il naso ed andate a veder un concerto di Jovannotti per rendervi conto che non è vero che la gente non ha più voglia di cantare. Turatevi il naso ma guardate “24000 voci” e siate fieri dei joy singers in tv…… l’argomento mi appassiona troppo e mi spinge prepotentemente fuori tema…. Sarà per un’altra volta.
Come maestro di coro sono rimasto impressionato dalla caratura delle partiture, dalla precisa intonazione, in particolare alle basse frequenze (mario si spinge sino ad un sonoro do perfettamente intonato) dal gioco delle linee melodiche che emergono dal tessuto polifonico più per carattere timbrico che per intensità dinamica (il mixerista non interviene sui livelli dei singoli)
La palpabile complicità musicale non è di facciata, la presenza scenica è spontanea e non costruita. Cantano con lucida consapevolezza sia del modesto valore del genere musicale che delle proprie capacità vocali. Npc studiano e memorizzano le partiture affidandosi in concerto all’orecchio assoluto di Ciro che accenna la direzione di lato come avveniva per i primi cori di montagna.
Hanno ruoli ben definiti: ritmica, melodia, basso, controcanti, seconde linee. Cantano davvero, concentrati; non possono salire sul palco brilli o “pasticcati”.
Qualche difetto c’è: amano pressioni sonore elevate, sono poco disciplinati e poco salutisti (fumano anche tra una canzone e l’altra) , mai puntuali, un pò disordinati. Ma è stato bello conoscerli e sentirli cantare. Forse perchè, nel mare magnum della musica commerciale, sentiamo che sono autentici e che, in fondo, sono dalla nostra parte.